Estesa su una superficie di circa 1.750 mq, la Villa comunale - anticamente denominata del Monterrone - è ubicata in zona urbana, nelle immediate vicinanze del centro storico e della
Chiesa matrice. Di forma geometrica regolare, si apre verso Nord su via Manzoni, mentre il lato Sud costituisce uno splendida balconata sul suggestivo panorama della Valle d’Itria. La Villa è
vincolata ope legis, in quanto bene di interesse storico con più di 50 anni, di autore non vivente e di proprietà di ente pubblico; priva di recinzione, è quindi liberamente
accessibile.
Come si evince dal Libro Rosso comunale, anticamente l’area era denominata Orto di Cola Zizzi e destinata - nel 1600 - a discarica di letame. Nel 1748, per volontà dell’arciprete Marco Agnello D’Alessio, viene avviata la bonifica della zona - nel frattempo divenuta nota come largo Monterrone o di Porta Grande - «con particolare riferimento a quella parte che corrisponde al balcone della sagrestia della chiesa». Il forte pendio della scarpata viene colmato nel tempo, molto probabilmente anche con materiale scadente derivato dalla demolizione di Porta Grande (1823) e dal restauro della Chiesa matrice (1848). Grazie anche alla presenza - testimoniata da un documento capitolare del 1800 - di otto alberi di olmo «di grande pregio e di ottima veduta per l’orizzonte corrispondente a detto luogo», l’area diventa luogo di passeggio e ristoro per i cittadini.
Nel 1916, un primo progetto del perito agrario Giuseppe del Vecchio prevede il completamento e la sistemazione della scarpata con la realizzazione di terrazzamenti a forma di cuneo; i lavori eseguiti tuttavia risultano inadeguati e vengono sospesi per mancanza di fondi. L’anno successivo, l’ingegnere Salvatore Ambrosi rifiuta l’incarico di proseguire i lavori, considerando quanto già fatto del tutto inadeguato alla natura del dislivello. Solo nel 1920 si riaprono le prospettive: il Commissario comunale chiede un mutuo al Comitato speciale per i lavori contro la disoccupazione - istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - per completare i lavori nell’area, denominata a quel tempo piazza Garibaldi. Nella richiesta si precisa che la zona dell’area esposta a Sud-Ovest, pur offrendo “uno dei più bei panorami dell’agro pugliese” è sprovvista di “parapetto di chiusura” a margine della scarpata, ed è quindi un “mondezzaio” e un serio pericolo per chi vi passeggia.
La trasformazione di piazza Garibaldi in Villa comunale è quindi da far risalire a quegli anni: alcune foto degli anni ’20 del 1900 indicano la presenza di una cancellata e di una ringhiera (poi sostituita da un parapetto in muratura); risultano scomparsi gli alberi di olmo citati nel 1800, forse eliminati a causa dei lavori di sistemazione compositiva dei viali e delle aiuole.
I lavori di recupero edilizio e urbanistico della zona - eseguiti nel 2009 per volere dell’Amministrazione guidata dal sindaco Mario Luigi Convertini - hanno conservato il disegno originale di percorsi e spazi interni della Villa, che si sviluppa simmetricamente su un unico piano; solo lievi modifiche sono state apportate alla composizione planimetrica delle aiuole, pur conservandone la simmetria. Le aiuole rialzate all’ingresso sono state delimitate da muretti in pietra locale, le altre mediante cordoli di pietra calcarea levigata. Tra le modifiche sostanziali, l’ampliamento delle aiuole su via Manzoni, la rimozione della ringhiera e della cancellata d’ingresso, la realizzazione di una nuova pavimentazione in pietra con un attento studio delle pendenze per convogliare le acque in appositi canali di deflusso.
Le condizioni della componente vegetazionale non sono ottimali: sono presenti alberature di Pinus pinea e Cedrus libani in pessimo stato conservativo e in parte capitozzate. Inoltre non si rilevano le palme Phoenix dactilifera e Washingtonia filifera indicate sia nello stato di fatto che in quello di progetto. Resistono tra le aiuole alcuni alberi di Quercus ilex, integrati da alberelli e cespugli ornamentali di Hibiscus siryacus, Laurus nobilis, Rosmarinum prostratus, Boxus sempervirens, Teucrium frutucans, ecc.
Domina lo slargo prospiciente l’ingresso l’imponente monumento ai Caduti della prima guerra mondiale, realizzato nel 1924 dallo scultore Vitantonio De Bellis per volere dell’allora sindaco Vitofranceschi. Ampiamente visibile, vista la mole, dall’adiacente via Manzoni, è collocato sull’asse centrale Est-Ovest della Villa e costituisce l’elemento principe della composizione planimetrica.
Sullo stesso asse, al centro di uno slargo dal quale si dipanano diversi percorsi, si trova una fontana di forma circolare.
Chiude il giardino un belvedere semicircolare protetto da un parapetto in muratura - utilizzato anche come seduta panoramica – e da una ringhiera in ferro.
Ad oggi, la Villa si presenta complessivamente in uno stato di conservazione discreto.
Orari di apertura: sempre aperto
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